2021: la battaglia finale per il titolo
La polemica conclusione del Gran Premio di Abu Dhabi 2021 privò a Lewis Hamilton la possibilità di entrare nella storia con la conquista dell’ottavo campionato mondiale. La vittoria di Max Verstappen, al contrario, interruppe una serie di successi consecutivi della scuderia Mercedes nel campionato Piloti che durava ininterrottamente dal 2014, cioè da quando il team di Brackley ha dominato con l’introduzione delle power unit. La sconfitta ha dato lo slancio necessario al pilota britannico per ‘vendicarsi’ nel 2022, ma tutti gli obiettivi si sono scontrati con la dura realtà della competizione.
2022: l’inizio della decadenza
In quella stagione la Formula 1 ha modificato il regolamento tecnico-sportivo con la reintroduzione delle vetture a effetto suolo, ma già dai primi eventi del campionato la Mercedes W13 ha sofferto di problemi di oscillazione verticale, una questione che è rimasta irrisolta per diverse gare. La squadra anglo-tedesca ha ottenuto una vittoria con George Russell nel Gran Premio di San Paolo, che è rimasta come l’ultimo successo del team.
Nell’anno scorso le vetture Mercedes di Russell e Hamilton hanno accusato problemi di deportanza, mentre i primi sei eventi del 2024 hanno visto la W15 ancora in difficoltà, come dimostrato dai risultati deludenti. Una situazione che, secondo il team principal Toto Wolff, non potrebbe essere risolta nemmeno da “un mago” come Adrian Newey, che ha recentemente annunciato il suo addio dalla Red Bull per il 2025.
La Formula 1 odierna
Anche un ex pilota come David Coulthard ha riconosciuto la evidente crisi della Mercedes, ma analizzandola da un altro punto di vista: “È chiaramente una delusione per tutti noi che vorremmo vedere George e Lewis Hamilton lottare nel gruppo di testa – ha dichiarato lo scozzese a Channel 4 – sono due piloti di qualità e di talento, e uno dei due è un sette volte campione del mondo, e sappiamo che avrebbero potuto fare di più. La Mercedes sta attraversando un periodo un po’ difficile, ma lo sta vivendo in una delle epoche più competitive della Formula 1. In Cina, la differenza tra la pole position e l’ultimo posto è stata dell’1,5% per cento. La differenza tra Usain Bolt che ha vinto i 100 metri e l’ultimo atleta di quella finale era del 2%. E questo in una gara di 100 metri. Quindi manteniamo la prospettiva. Si tratta di piccoli margini, ma la Formula 1 è questo, e rappresenta il meglio. Hanno grandi piloti, devono individuare le aree in cui possono migliorare la macchina, anche se al momento sono periodi difficili“.