Di Carlo Platella
Il campionato costruttori si risolve all’ultima gara. McLaren spera di non dover rimpiangere un evento in cui, con gomme dure, Lando Norris esprime segni di un ritmo che probabilmente avrebbe garantito vittoria e titolo mondiale. L’ingenuità e la severa penalità del pilota britannico mantengono in corsa la Ferrari, in difficoltà con le prestazioni ma riconoscibile per non aver commesso errori. Nella notte del Qatar, Charles Leclerc si trova di fronte solo a Max Verstappen, alla guida di una Red Bull che ha rinnovato la sua competitività anche grazie a Sergio Perez.
Tutto per un semplice specchietto
Il protagonista della giornata è lo specchietto della Williams di Alex Albon, rimasto in pista sul rettilineo di partenza durante il 30° giro, causando l’esposizione della doppia bandiera gialla. Max Verstappen è veloce a sollevare il piede dall’acceleratore, perdendo 7 decimi, a differenza di Lando Norris, che riceve una penalità per responsabilità propria. La sanzione di 10 secondi di Stop&Go solleva polemiche, ma è coerente con la precedente decisione simile a quella presa nei confronti di Kimi Raikkonen sul rettilineo del Kemmel a Spa nel 2017. La Federazione non ammette deroghe sul rispetto della bandiera gialla, una questione di principio relativa alla sicurezza. Il Drive Through inflitto a Lewis Hamilton per eccesso di velocità nella pit lane, tuttavia, genera dubbi se l’arrivo del nuovo direttore di gara Rui Marque non abbia realmente inasprito le normative.
Le critiche alla direzione di gara riguardano ulteriormente l’indecisione nel non neutralizzare la corsa per rimuovere lo specchietto, che poi è stato colpito dalla Sauber di Bottas, spargendo detriti sulla pista. Le forature subite da Hamilton e Sainz sono in parte riconducibili anche all’uso eccessivo delle gomme medie, utilizzate oltre il limite considerando il degrado molto basso e il povero rendimento della mescola dura, con gli pneumatici che raggiungono il 100% di usura, come già accaduto nella Sprint. “Non avendo più la protezione del battistrada, la struttura è più esposta,” avvertiva lo Chief Engineer Pirelli Simone Berra prima della partenza. “Questo non rappresenta un problema di integrità quanto un rischio di forature, poiché basta anche un semplice detrito o un sassolino.” Una scelta audace che però tutte le squadre hanno deciso di fare, costando alla Ferrari dello spagnolo due, se non tre posizioni, con ripercussioni sul campionato costruttori.
Rimpianto McLaren
La penalità inflitta a Lando Norris toglie al pubblico la possibilità di assistere a un duello conclusivo contro Max Verstappen. Sebbene a distanza, il confronto nell’ultima porzione dei 6 giri eseguiti in aria libera restituisce un vantaggio di passo di oltre mezzo secondo al giro per il britannico. È verosimile che l’olandese della Red Bull stia riservando qualcosa, ma l’impressione è che sulla gomma dura, la MCL38 abbia il miglior ritmo di sempre.
Il merito va alla scelta strategica vincente della McLaren di adottare un assetto a maggior carico aerodinamico, utile per far funzionare la mescola più dura, ma penalizzante sul giro secco. “Perdevamo tanto in rettilineo rispetto agli altri, quasi un decimo da Verstappen e Russell prima di entrare in curva 1”, commentava Norris dopo le qualifiche del sabato. “Ci sono delle perdite e essenzialmente è a causa del carico aerodinamico. Potremmo non essere sul livello ottimale, ma speriamo che in gara questa situazione giochi a nostro favore.” McLaren si avvicina molto alla vittoria della scommessa, dal momento che senza penalità e superando Verstappen nel finale, ora festeggerebbe il primo titolo costruttori dal 1998.

Festa Red Bull
Ai difetti della scuderia di Woking si affiancano i meriti della Red Bull, abile a mantenere la leadership della gara per tutta la prima metà del percorso, con un passo di 4 decimi più veloce rispetto alla Mercedes di Russell. La RB20 si dimostra più efficace con il serbatoio pieno, a differenza di una McLaren che tende a guadagnare competitività man mano che si svuota il serbatoio. Verstappen quindi celebra una vittoria inaspettata all’inizio del weekend, con una vettura lontana dalle condizioni ottimali, manifestando sottosterzo nelle curve lente e instabilità in quelle rapide.
Alla prestazione miracolosa contribuisce anche Sergio Perez. Il messicano, eliminato in Q1 durante le qualifiche del venerdì, parte nella Sprint dalla pit-lane, permettendo di infrangere il parco chiuso per testare un diverso approccio di assetto. Il campione del mondo stesso lo conferma: “Sì, abbiamo fatto un primo passo nella direzione giusta riguardante l’assetto. E poi direi che siamo andati ancora un po’ più aggressivi in quella stessa direzione”. I problemi non sono completamente scomparsi, ma dopo gli aggiornamenti dell’ultimo mese, la RB20 appare decisamente migliorata rispetto a quella di fine estate.

Delude, invece, la Mercedes. La foratura e la penalità subita da Hamilton, insieme ai 5 secondi persi ai box da George Russell, compromettono la prestazione delle Frecce d’Argento, che comunque non sono mai state in grado di mettere in difficoltà Norris e Verstappen sul ritmo. Abu Dhabi sarà una pista che valorizza meno la parte anteriore della W15, ma offre comunque un asfalto livellato molto favorevole alla scuderia di Brackley. “Sappiamo che quando possiamo far funzionare l’auto bassa e rigida su una pista ben livellata, essa lavora piuttosto bene,” commenta Russell. Insieme a Verstappen, le due Mercedes tornano a essere candidate al ruolo di arbitri nella lotta per il titolo costruttori.
Ferrari in attesa di speranze
La scuderia di Maranello riesce a jubilare un jolly e, senza errori, ottimizza il risultato su una pista che, come previsto, mette in evidenza i limiti della SF-24. All’inizio della gara, Leclerc è costretto a gestire le gomme con cautela, recuperando mezzo secondo al giro dai leader nei primi 9 giri, per poi avvicinarsi ai tempi di Norris e Verstappen, perdendo 2 decimi al giro negli ultimi 8 giri con le gomme medie. Nel finale, su gomme dure, il monegasco perde 3 decimi e mezzo rispetto alla Red Bull, mentre risultano sorprendenti gli oltre 8 decimi al giro persi nel confronto con Norris negli unici 6 passaggi che possono essere confrontati.

Carlos Sainz paga il prezzo di una foratura che molto probabilmente gli costa anche qualche punto di carico dal fondo, ma già nella prima metà della gara lo spagnolo non riesce a tenere il passo del compagno di squadra. È possibile che una spiegazione risieda nel fondo aggiornato, montato solo sulla vettura di Charles Leclerc. Gli aggiornamenti, inizialmente previsti come esperimenti, si sono dimostrati efficaci e ci si chiede se a Maranello vi siano tempo e risorse economiche per realizzare un secondo esemplare da fornire a Sainz ad Abu Dhabi.
La rinascita dei team in difficoltà
Protagoniste in Qatar sono anche le squadre che all’inizio di novembre occupavano l’ultima posizione in classifica costruttori. La sorte sorride a un audace Pierre Gasly, quinto al traguardo, restituendo all’Alpine il sesto posto nel mondiale. Notevole è la crescita del team anglo-francese, che si presenta a Lusail con un’ala anteriore completamente rinnovata. Grande festa inoltre per la Sauber, ottava con Zhou. I primi punti dell’anno arrivano in una gara spettacolare, ma la scuderia svizzera aveva già offerto segnali di progresso sia in qualifica che a Las Vegas. La futura Audi ha investito in modo significativo nello sviluppo nella parte finale della stagione, tanto da modificare la meccanica della sospensione anteriore prima del GP del Brasile.

La Sauber taglia il traguardo subito dietro all’Aston Martin, settima con Alonso sulla pista che avrebbe dovuto esporre l’imprevedibilità della AMR24. La speranza è che la scuderia di Silverstone abbia trovato le risposte ai quesiti che durante la stagione l’hanno allontanata progressivamente da quelle stesse squadre che tra una settimana si contenderanno il campionato costruttori. L’appuntamento per Ferrari e McLaren è ad Abu Dhabi.