Roma, 13 maggio 2024 – “Un eccezionale strumento di promozione del turismo”: così l’amministratore delegato di Rcs Sport, Paolo Bellino, descrive il Giro d’Italia, giunto alla sua 107ª edizione. Iniziata la settimana scorsa dalla Reggia di Venaria Reale a Torino, la storica ‘corsa rosa’ terminerà a Roma il 26 maggio, dopo 21 tappe, 3.400 chilometri di corsa e un dislivello positivo di ben 44mila metri.
Il Giro d’Italia tra le meraviglie naturali del Paese
Ma le cifre del Giro non si limitano solo ai chilometri percorsi o ai watt generati dagli atleti durante le “fughe”, ma comprendono anche l’indotto economico sul territorio, risultato della spesa di chi ha assistito dal vivo al passaggio dei ciclisti e dei costi di organizzazione. E, secondo uno studio di Banca Ifis, pubblicato recentemente, nel 2023 l’indotto dell’evento è stato di 620 milioni di euro.
Effetti immediati e a lungo termine
Il valore quantifica l’impatto immediato sui territori attraversati (la somma della spesa di chi ha assistito alla corsa e di quella generata dall’organizzazione), mentre l’impatto a lungo termine, inclusa la spesa di chi soggiornerà in quei luoghi per turismo e l’eredità generata dagli investimenti infrastrutturali, ammonta a 1,4 miliardi di euro. In particolare, sono stati stimati 575 milioni spesi da coloro che, dopo aver visto il Giro, sono tornati nei luoghi attraversati, 830 milioni spesi dai turisti che hanno seguito l’evento in TV e poi scelto quei luoghi per le vacanze, e 15 milioni derivanti dal ripristino delle infrastrutture stradali, ponti e altre vie di comunicazione, che senza il passaggio dei ciclisti non sarebbero stati migliorati. Per il 2024 si prevedono almeno nove milioni di spettatori diretti del Giro, cioè coloro che si recano ai bordi delle strade per tifare i loro beniamini: ad attirare il pubblico sono soprattutto i grandi nomi, come quello di Tadej Pogacar, campione sloveno che corre per l’Uae Team Emirates e attuale detentore della ‘maglia rosa’.
Dati significativi
Lo studio di Banca Ifis ha quantificato in 121 euro la spesa giornaliera pro-capite di chi assiste alle tappe dal vivo (il 31% per lo shopping, il 28% per l’alloggio, il 19% per la ristorazione, l’11% per i trasporti e l’11% per altre esperienze), cifra che sale a 170 euro per la ‘Grande partenza’ e a 287 euro per le tappe più iconiche. Il 61% di chi ha assistito dal vivo a una tappa intende tornare in quei luoghi per ulteriori esperienze turistiche. Un ottimo risultato, specialmente per i piccoli comuni che, in tal modo, vengono coinvolti nell’organizzazione di grandi eventi e hanno la possibilità di migliorare le proprie infrastrutture stradali e di accoglienza turistica.
Progetti futuri
Gli organizzatori, guidati da Rcs, intendono ora richiedere all’Uci (Unione Ciclistica Internazionale) – con il supporto del governo – di anticipare la corsa di una settimana già dal 2025, con l’obiettivo di includere stabilmente il 2 giugno nella competizione. Come il Tour de France celebra la festa nazionale il 14 luglio, così anche il Giro d’Italia festeggerebbe la nascita della Repubblica italiana e, nel contempo, rappresenterebbe un’occasione per promuovere il made in Italy a livello globale.