sabato, Febbraio 8, 2025

Tutto grazie alla squadra, la vittoria non era il mio obiettivo

La Marcia di Pogacar verso il Tour

Per iniziare in modo ottimale la preparazione al Tour, Pogacar continua a dar prova di talento: dopo la cronometro, conquista ancora una vittoria in salita a Prato di Tivo, questa volta in uno sprint serrato. È il terzo successo in otto tappe per lo sloveno, preludio a un possibile nuovo record: se riuscirà a ottenere il massimo sforzo con il minimo dispendio, il suo bottino è destinato a crescere.

Assalto alla Classifica Generale

Sigillata rapidamente la classifica del Giro, ora rimasta una questione di altri piazzamenti, Pogacar continua a dimostrare la sua superiorità: nella salita finale, appare più un gioco che una corsa per lui. È sconvolgente vederlo neutralizzare, con poche pedalate, i tentativi audaci dei suoi avversari. Sembra un fatto scontato che li punisca negli ultimi 200 metri: portarlo fino a quel punto è come attirare uno squalo con una ferita aperta. Sono quelle le uniche energie che il fenomeno divino spende nell’intera giornata, poiché per il resto della tappa si limita a gestire: che con così poco riesca a centrare l’obiettivo, evidenzia la differenza tra lui e il resto del gruppo.

Strategie di Squadra

Sentendo Pogacar, questa volta la responsabilità è tutta dei compagni. “Nella cronometro si sono riposati, così ho lasciato a loro la scelta della strategia: siccome mi hanno detto di sentirsi bene e mi hanno chiesto di vincere la tappa, non ho esitato”, spiega lo sloveno sempre di fretta, anche davanti a un microfono. Finora, le interviste gli sono sembrate la parte meno emozionante del Giro, perché riceve “sempre le stesse domande”: in effetti, si esprime benissimo già in gara.

Solidarietà con gli Avversari

Con un extraterrestre nel Giro, non resta che compatire gli avversari, veri o presunti: non è colpa loro se Pogacar appartiene a un’altra categoria. Per molti è già un grande risultato arrivare fino al traguardo insieme allo sloveno, qualcuno tenta persino di infastidirlo: è motivo di orgoglio che uno di questi sia il nostro giovane talento, Antonio Tiberi. Per ben due volte, a 1.800 e a 1.200 metri dall’arrivo, sfida il leader: nulla da fare. “Mi aspettavo che attaccasse lui, così alla fine ci ho provato io, ma Pogacar è il migliore”, riassume Tiberi, che alla fine riceve i complimenti dello sloveno (“Ha avuto coraggio”) e può sorridere perché continua a scalare la classifica. Dove, pur leggermente, si allarga il divario tra chi comanda e chi lo segue: succede nel giorno in cui il dominatore non alza la voce, figuriamoci cosa accadrà quando avrà voglia di farlo.

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