venerdì, Aprile 25, 2025

Verstappen, trionfatore con un’auto non top: ecco come ha controllato la Red Bull.

Di Carlo Platella
Max Verstappen è campione del mondo per la quarta volta. La sentenza trova tutti concordi, al termine di una stagione in cui per due terzi l’olandese non ha potuto fare affidamento sull’auto più performante del gruppo. In questo scenario Max ha dimostrato la sua grandezza, non solo per l’impatto nel duello con gli avversari, ma soprattutto per la capacità di spingere al limite un veicolo che avrebbe indotto molti altri a desistere.

Affrontare i limiti

Verstappen conquista il suo quarto titolo nella prima fase della stagione, realizzando 4 vittorie nelle 5 gare in cui la RB20 è ancora l’auto più competitiva in pista. Dalla tarda primavera in poi, Red Bull perde la sua dominanza, ma proprio le sfide con i concorrenti esaltano la sua determinazione nei confronti, l’astuzia nel rimanere fuori dai problemi e la strategia di gara, abilità che compongono quella che gli inglesi chiamano racecraft. È un mix di astuzia e pragmatismo che emerge in particolare quando Max, per ben due occasioni, si trova a partire dalle ultime posizioni, penalizzato da un veicolo troppo fragile che lo costringe a utilizzare due motori oltre il limite consentito.

Tuttavia, la perdita della supremazia tecnica della Red Bull non mette alla prova solo la racecraft, come lo stesso Verstappen riflette durante l’anno: “Se hai un’auto più performante, di norma diventa anche più semplice da guidare. Non hai bisogno di spingerla così tanto al limite ogni volta. […] Quando a un certo punto la tua vettura non è più la forza dominante, devi cercare di essere ancora più al limite. A quel punto è più probabile rischiare di perderla. Il suo massimo rendimento avviene in un intervallo più ristretto, rendendo più probabile l’insorgere di difficoltà.”

© Copyright: Batchelor / XPB Images

Sostenere che Verstappen abbia trionfato senza la vettura migliore non vuol dire che abbia guidato oltre le possibilità del veicolo. Ogni auto ha dei limiti fisici di aderenza e potenza che non è possibile oltrepassare. Se la Red Bull non è più la forza principale in corsa, non è per una questione di carico o efficienza aerodinamica assoluti, che in realtà sono molto simili a quelli dei concorrenti, ma per quanto riguarda la guidabilità.

Aderenza contro prevedibilità

Verstappen menziona un veicolo il cui “picco di prestazione è in un intervallo più ristretto”. Il riferimento è alla finestra operativa, la complessa combinazione di fattori che permettono all’auto di esprimere il massimo potenziale. Questo discorso è valido, ad esempio, per il carico aerodinamico, che dall’esterno si suppone essere lineare e prevedibile, ma che cambia continuamente. Pochi millimetri di altezza da terra, una frazione di grado di inclinazione rispetto al suolo o un’irregolarità dell’asfalto possono cambiare drasticamente le prestazioni del fondo.

Verstappen (Red Bull) a Las Vegas
© Copyright: Coates / XPB Images

Mai come in questo caso sono interconnesse aerodinamica e meccanica, con le sospensioni che controllano i movimenti e le posizioni del fondo, ma anche l’aderenza e il bilanciamento meccanico. È un continuo gioco di compromesso che coinvolge anche le gomme, dove raggiungere l’esatto punto di funzionamento ideale fa la differenza, come indicano i dati forniti da Mario Isola: “Per convenzione definiamo un intervallo operativo di temperature che corrisponde al picco di grip meno il 3%, ma è davvero solo una convenzione. Quando in qualifica ci sono 5 vetture in 2 decimi di secondo, il 3% è eccessivo. È necessario rimanere dentro l’1% al massimo.”

Tra aderenza dei pneumatici, aerodinamica e meccanica, auto e pilota sperimentano comportamenti variabili, ma prevedibilità nella guida e prestazione purtroppo non procedono di pari passo. Per aumentare il picco di aderenza a volte è necessario restringere la finestra di funzionamento, compromettendo la guidabilità complessiva, come avviene per la Red Bull con gli aggiornamenti e le strategie di messa a punto. Quando Verstappen parla del “necessità di spingerla così tanto al limite” si riferisce infatti anche a quelle decisioni di assetto necessarie nel 2024 per posizionare la RB20 davanti alla concorrenza.

Max Verstappen Red Bull 2024
© Copyright: Bearne / XPB Images

La maestria di Verstappen

È in questo contesto che si evidenzia tutto il talento dell’olandese. Max dimostra di essere eccezionalmente abile nel controllare un veicolo sempre più al limite, rendendo efficaci le scelte fatte per massimizzare il picco di prestazione, portando l’auto al limite di aderenza nonostante le difficoltà di guida. Una sensibilità finissima, che gli permette di non lasciarsi sorprendere da un’improvvisa perdita di controllo della parte posteriore o, nel peggiore dei casi, di reagire prontamente con una correzione sul volante. La straordinaria abilità di percepire il limite di aderenza ha sempre caratterizzato Verstappen, spesso il più veloce nei primissimi giri all’inizio del weekend su un tracciato sporco e senza rivali quando si tratta di correre con la pioggia. Questa dote l’olandese la sfrutta anche per ascoltare le gomme, senza mai sollecitarle oltre il loro reale potenziale e risultando così efficiente anche nel ritmo di gara.

Grazie alla sua sensibilità, Max riesce ad adattare il proprio stile di guida a qualsiasi condizione, anche a una Red Bull brusca e sempre pronta a sorprenderlo. Nel 2024 la capacità di adattamento dell’olandese è tale da rendergli inavvertibile anche un altro significativo cambiamento avvenuto sulla sua RB20. Per la prima volta, infatti, la Red Bull equipaggia i dischi in carbonio Brembo, soprannominati Hulk, acronimo di Happy Until Last Kilometres (Contenti Fino agli Ultimi Chilometri). La fase di frenata è tra le più importanti ai fini del cronometro, ma anche in questo caso Verstappen si adatta prontamente alla componentistica italiana, centrando immediatamente la finestra operativa, così come avviene con gomme, meccanica e aerodinamica.

Verstappen (Red Bull) in Brasile

Una piccola considerazione

Il 2024 è l’annata in cui Verstappen dimostra di saper collaborare a stretto contatto con la squadra, orientando il lavoro sull’assetto anche quando trovare un equilibrio si fa sempre più complesso. “Dopo alcune gare abbiamo vissuto weekend in cui l’auto era più complicata ed era difficile trovare la finestra ideale di lavoro”, riflette l’olandese poco prima della pausa estiva. Vittorie come quelle di Imola o Suzuka giungono con un assetto soddisfacente trovato all’ultimo momento prima delle qualifiche, evidenziando come l’olandese debba dare il massimo non solo nella guida, ma anche nella preparazione.

Se la Red Bull diventa così imprevedibile, è in gran parte dovuto a uno sviluppo che per migliorare il picco di prestazione già dal 2023 ne ha lentamente ristretto l’intervallo di funzionamento. “Se si osserva attentamente, alcuni di questi problemi erano già presenti all’inizio dell’anno, anche quando vincevamo con 20 secondi di vantaggio”, ammette Christian Horner. “Approfondendo l’analisi dei dati, abbiamo cominciato a notare questo già in alcune gare dallo scorso anno, a partire da Austin.”

Verstappen (Red Bull) in Brasile
© Copyright: Batchelor / XPB Images

Verstappen ha il merito di far fruttare tutto ciò, controllando un’auto sempre più imprevedibile grazie alla sua sensibilità finissima. Sta anche a lui, però, ascoltare cosa stia accadendo al veicolo, prevedere i rischi e comunicare tutto al team. Se, per citare Vasseur, il pilota “ha un ruolo chiave nel fornire alla squadra le indicazioni per andare più veloce, spiegando ciò che potrebbe migliorare la guida e quale sarebbe l’impatto”, forse in questo Verstappen ha anche delle responsabilità. Si tratta tuttavia solo di piccole considerazioni su un campione altrimenti tecnicamente ineccepibile, di cui sicuramente è il primo a essere consapevole e su cui lavorerà per diventare ancora più grande di quanto non lo sia già attualmente.

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